No/A way back? Aliyah, migrazione e altre considerazioni cronotopiche sulla storia ebraico-tedesca

Autori

  • Patrick Farges Università della Città di Parigi

DOI:

https://doi.org/10.6093/germanica.v0i33.10736

Parole chiave:

Ebraismo tedesco, esilio, Palestina Mandataria/Israele, storia della migrazione, autonarrazioni

Abstract

Esiste una relazione spazio-tempo specificamente ebraica? Dalla teorizzazione di cronotopo di Michail Bachtin sappiamo che le categorie di tempo e spazio sono elementi chiave dei testi narrativi. Un cronotopo nel senso di Bachtin trasmette una vera e propria visione narrativa del mondo. Ciò ha implicazioni per le nostre riflessioni sull’esilio e sulla migrazione ebraica e in particolare per le nostre riflessioni sul Israelkorpus, che consiste di interviste biografico-narrative. Come altre esperienze di esilio, l’esilio ebraico degli anni Trenta fu un’esperienza di dislocamento, ma significò anche un cambiamento nella comprensione del tempo e della storia. La migrazione nella Palestina Mandataria/Israele significava, per gli ebrei, un “ritorno” simbolico e mitico verso un altro tempo mitico. Il mio obiettivo è quindi quello di mettere in discussione le definizioni troppo lineari di tempo e storia per quanto riguarda la storia della migrazione ebraica, e di considerare la molteplicità di stratificazioni del passato che ha reso l’esperienza (tedesco-)ebraica dell’esilio un caleidoscopio temporale.

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Pubblicato

2024-01-29

Come citare

Farges, P. (2024) «No/A way back? Aliyah, migrazione e altre considerazioni cronotopiche sulla storia ebraico-tedesca», ANNALI. SEZIONE GERMANICA. Rivista del Dipartimento di Studi Letterari, Linguistici e Comparati dell’Università degli studi di Napoli L’Orientale, (33), pagg. 65–78. doi: 10.6093/germanica.v0i33.10736.