DIPLOMAZIA E DUALISMI RELIGIOSI NEL GIAPPONE DEL PRIMO ‘700
GLI INTERROGATORI AL MISSIONARIO GIOVANNI BATTISTA SIDOTI, MEDIATI DAGLI OLANDESI
DOI:
https://doi.org/10.6093/2724-4369Abstract
Il 25 agosto 1708, il missionario palermitano Giovanni Battista Sidoti (1668-1714) partì per la terza volta da Manila con la nave Santissima Trinidad e sbarcò a Yakushima nella tarda notte del 10 ottobre 1708. Subito catturato, fu sottoposto all'esame dei governatori dell'isola e, non essendoci interpreti, si decise di trasferirlo immediatamente a Nagasaki. All'interno della città portuale, a causa della politica di isolamento del Paese, agli olandesi fu permesso di rimanere, confinati nell'isolotto di Dejima. Ed è proprio agli olandesi che il governo, rendendosi conto dell'impossibilità di comunicare con una persona straniera, chiese aiuto per capirlo.
Questo articolo si propone di analizzare l'interrogatorio a Sidoti, come riportato nei rapporti degli olandesi, chiamati in causa per mediare questi incontri con il missionario, e, soprattutto, il ruolo che essi ebbero, come testimoni oculari, nel tentativo del missionario di ristabilire le relazioni con il Giappone e le missioni cattoliche. Vedremo anche, da un lato, l'immediato risentimento del sacerdote nei confronti degli olandesi, che ritiene i fautori dell'espulsione degli europei cattolici dal Giappone; dall'altro, come gli olandesi si sentano minacciati dalla presenza dell'ecclesiastico tanto da screditarlo palesemente.