La chiamavamo AI

Autori

  • Antonello Negri Università degli Studi di Milano

DOI:

https://doi.org/10.6093/2724-3192/11646

Parole chiave:

Archeologia industriale, Italia, 1970, Patrimonio industriale, Patrimonio culturale

Abstract

Un resoconto degli esordi dell'archeologia industriale in Italia a partire dagli anni '70, un'espressione un tempo rara ma oggi comune nei media. L'autore immagina che non ci sarà un futuro significativo per questa disciplina. L'autore non aveva mai sentito parlare di archeologia industriale prima di incontrare Eugenio Battisti. Dopo la laurea in Storia della Critica d'Arte, ha iniziato a collaborare con Battisti al Politecnico di Milano, assistendo al corso sull'utopia. Successivamente, grazie a una borsa di studio, l'autore ha seguito Battisti negli Stati Uniti, dove ha sviluppato un interesse per l'archeologia industriale dopo aver scoperto la rivista inglese “Industrial Archaeology” nella biblioteca della Penn State University. Tornato in Italia, l'autore ha continuato a collaborare con Battisti, studiando il villaggio protoindustriale di San Leucio. Nel 1977 Battisti organizza a Milano una mostra su San Leucio, considerata il punto di partenza degli studi di archeologia industriale in Italia. L'autore ha collaborato con Massimo Negri, pubblicando il primo libro di archeologia industriale nel 1978. Negri era specializzato in museografia, mentre l'autore si concentrava sugli aspetti estetici e storico-artistici. Negli anni Ottanta la sensibilità verso l'archeologia industriale è cresciuta, portando a pubblicazioni di alto profilo e alla catalogazione del patrimonio industriale italiano. È stata ufficialmente riconosciuta nell'Enciclopedia Italiana alla voce “Industria. Storia materiale”. Il volume “La macchina arrugginita” curato da Aldo Castellano fornisce una prospettiva teorica sull'archeologia industriale. Ciò coincide con la consapevolezza della deindustrializzazione e dei suoi effetti. L'autore si concentra sull'iconografia dell'industria, studiando sia le rappresentazioni artistiche che quelle anonime. La rivista “Archeologia Industriale” e la mostra “Il luogo del lavoro” del 1984 sono piattaforme cruciali per questa ricerca. Questa memoria è dedicata a Eugenio Battisti, teorico della trasgressione disciplinare tra utopia, storia dell'arte e archeologia industriale.

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Pubblicato

2024-12-04

Come citare

Negri, A. (2024). La chiamavamo AI. OS. Opificio Della Storia, 5(5), 36–41. https://doi.org/10.6093/2724-3192/11646