Abitare l’Overlook hotel. Il ruolo dello spazio anempatico in “Shining”
DOI:
https://doi.org/10.6093/sigma.v0i2.5978Parole chiave:
Stanley Kubrick, Shining, spazio cinematografico, metafora incarnata, emozione e moodAbstract
Una delle principali cause dell’inquietudine evocata da Stanley Kubrick in Shining riguarda l’indifferenza dello spazio architettonico rispetto alle vicende dei personaggi: “ignorare” o “sottovalutare” è, in effetti, uno dei significati del verbo to overlook. Questo articolo prende in esame il ruolo svolto nel film dallo spazio dell’Overlook hotel, che si qualifica appunto come “anempatico” rispetto ad azioni e situazioni narrative. Vengono considerati, in particolare, due aspetti della spazialità in Shining. Il primo riguarda la configurazione dello spazio filmico: il ruolo del set design, dei movimenti della cinepresa e delle scelte di montaggio, così come emerge dall’analisi formale del film e secondo i molti documenti e testimonianze disponibili. Dopo aver sottolineato la vocazione architettonica della narrazione in Kubrick, si passa alla discussione di un secondo aspetto: l’esperienza cognitiva e affettiva offerta allo spettatore dalle configurazioni spaziali del film, seguendo la prospettiva dell’embodied cognition. Si considerano in particolare la sistematica tendenza al disorientamento da parte di Kubrick e la conseguente costruzione di metafore incarnate di tipo spaziale. Attraverso queste strategie, il regista evoca insieme uno stato d’animo perturbante e significati astratti.
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