Il referto di un’ordinaria stortura. La semantica dei tempi verbali nel “Reverendo” di Verga
DOI:
https://doi.org/10.6093/sigma.v0i3.6549Parole chiave:
naturalismo, imperfetto, passato remoto, normalità, aberrazioneAbstract
Il contributo si propone di analizzare Il Reverendo (Novelle rusticane, 1883) per mostrare con quali procedimenti Verga riesca a rendere ordinario per il lettore il racconto di una quotidianità abnorme, a far coincidere perversione e normalità. Grazie a un’attenta disamina dell’ingegneria dei tempi verbali si è giunti a tre conclusioni: l’imperfetto, tempo dell’ordinarietà, è prediletto nella cronaca delle nefandezze del Reverendo, che non sembrano troppo sorprendere il ‘coro’ che le commenta. Il trapassato prossimo viene spesso impiegato per evitare l’uso del passato remoto. A quest’ultimo, le poche volte che appare, è attribuita una precisa funzione segnaletica: infatti, le sezioni della novella dove compaiono i passati remoti corrispondono ai momenti in cui personaggi diversi, portatori di un’etica altra rispetto a quella del protagonista, evocano una norma religiosa, un codice morale che dovrebbe essere (e non è) universalmente condiviso.
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