Apprendimento reciproco tra ricerca e attivismo per indagare femminismi e beni comuni urbani in contesti fragili
DOI:
https://doi.org/10.6093/2281-4574/11463Abstract
Molte realtà urbane si trovano a fronteggiare condizioni di fragilità determinate da questioni socio-economiche, ambientali, culturali, così come da una sfiducia maturata nei confronti delle istituzioni e delle loro capacità di adempiere al patto sociale. In tali contesti, le esperienze di commoning poste in campo da comunità informali, basate su un’etica femminista della cura, della solidarietà e del mutuo aiuto, rappresentano un interessante campo di osservazione per indagare modelli di gestione urbana alternativi. In particolare, il fenomeno dei beni comuni urbani e la molteplicità di pratiche sviluppate sotto questo concetto ombrello offrono la possibilità di riflettere sull'interpretazione dei femminismi nella città, attraverso esperienze che non riguardano solo la riappropriazione di spazi — fisici e simbolici — ma anche di risorse, di servizi e di diritti che sono espressione di approcci collettivi alle priorità della vita quotidiana. Le ricercatrici hanno indagato tali temi a partire dal vivace panorama politico dei beni comuni urbani e dei femminismi nella città di Napoli (Italia), attivando un processo di apprendimento reciproco con un gruppo di attivist* in relazione ai temi della ricerca. Attraverso l’interazione, la discussione e la sistematizzazione di diversi background teorici ed esperienze di commoning, in coerenza con la metodologia della comunità di pratica adottata, il protocollo di ricerca mira a decodificare i processi che le comunità informali attivano nei territori fragili a partire dalla presa in carico di un bene immobile abbandonato, per promuoverne usi civic
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