Giurare la consuetudine. Pratiche sociali e memoria del potere nelle campagne dell’Italia centro-settentrionale (secoli XI-XIII)
DOI:
https://doi.org/10.6092/1593-2214/375Parole chiave:
Villaggio, comunità, consuetudineAbstract
Scopo di questo lavoro è di esplorare il mondo della consuetudine nelle campagne italiane, nei secoli centrali del medioevo, volgendo l’attenzione su una serie di fonti fino ad oggi piuttosto trascurate dell’Italia centro-settentrionale, con una particolare attenzione al territorio veronese. In un contesto caratterizzato dalla centralità del rituale e della parola, la consuetudine locale era strettamente connessa con il placito generale, l’assemblea di villaggio di origine carolingia. In occasione di tale evento, tre (o più) giurati recitavano le norme locali davanti all’assemblea dei vicini e al signore con il suo seguito (un rituale molto simile ai meglio conosciuti Weisungen tedeschi). Si trattava di un momento cruciale, in cui gli assetti e i diritti che regolavano la vita della comunità venivano confermati, contestati e talvolta negati. Possiamo inoltre osservare una complessa interazione tra la consuetudo orale, i documenti (spesso parziali) in cui essa era registrata e altre carte legate alle prerogative giurisdizionali (franchigie, patti, ecc.). Con la metà del Duecento inizia un processo di scritturazione del diritto rurale, sul modello degli statuti urbani, che segnerà la fine dei cerimoniali legati al ricordo della consuetudine.
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