«Spelunca aliquando pravitatis hereticae». Ricerche sulla basilica romana di Sant’Agata dei Goti

Autori

  • Marco Aimone Dumbarton Oaks (Washington D.C.)

DOI:

https://doi.org/10.6092/1593-2214/515

Parole chiave:

Architettura paleocristiana, topografia cristiana, chiese ariane, Ricimero, Gregorio Magno

Abstract

Sant’Agata dei Goti, fra la basiliche paleocristiane meglio conservate di Roma, è nota soprattutto perché, nel V e nel VI secolo, fu un luogo di culto ariano: il suo fondatore è generalmente identificato con il potente generale “barbaro” Ricimero, committente del mosaico absidale, e il nome stesso richiama alla memoria il popolo ostrogoto, in maggioranza di fede ariana come il suo re Teoderico. Tuttavia, un riesame dei caratteri architettonici e un confronto con le fonti scritte più antiche suggeriscono per la chiesa una cronologia più alta, rimettendo in discussione il nesso comunemente accettato fra eresia e “barbarie”, che starebbe all’origine di questo luogo di culto. Ciò consente di riconsiderare da una nuova prospettiva aspetti poco noti del contesto politico, etnico e religioso di Roma, dai decenni finali dell’Impero d’Occidente fino alla riconquista di Giustiniano e all’invasione longobarda.

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Pubblicato

2016-09-12

Come citare

Aimone, Marco. 2016. «“Spelunca Aliquando Pravitatis hereticae”. Ricerche Sulla Basilica Romana Di Sant’Agata Dei Goti». Reti Medievali Rivista 17 (2):19-82. https://doi.org/10.6092/1593-2214/515.

Fascicolo

Sezione

Saggi

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