Convertire gli ebrei? I doveri del principe tra imperativi religiosi e necessità politica (Lombardia, XV secolo)
DOI:
https://doi.org/10.6092/1593-2214/5322Parole chiave:
Cristianesimo, conversione, ducato di Milano, ebrei, principe, Sforza, trattatistica del principe, ViscontiAbstract
La politica conversionistica nei confronti degli ebrei viene qui studiata nel contesto del ducato di Milano nella seconda metà del XV secolo, per essere poi confrontata con la trattatistica del tempo. Smentendo il luogo comune di un potere politico prono a schemi religiosi, l’atteggiamento degli Sforza è più complesso e prudente di quanto ci si aspetterebbe: fino alla fine del secolo, il duca non interviene in modo particolarmente incisivo a favore della conversione degli ebrei, per timore dei disordini che essa avrebbe potuto provocare e della sua possibile illegalità; ma, una volta che le conversioni si siano realizzate, egli le difende e le strumentalizza. Per lui, non sottomettersi all’ingiunzione conversionistica proveniente dalla Chiesa è un modo per affermare la propria superiorità politica. In maniera paradossale, non intervenire è dunque un indizio del suo potere.
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