L’elaborazione dell’immagine di Costanza d’Altavilla nel Due e Trecento. Incroci di tradizioni tra cronache meridionali e centro-settentrionali, tra Dante e Boccaccio
DOI:
https://doi.org/10.6092/1593-2214/6279Parole chiave:
Medioevo, secoli XIII-XIV, Regno normanno-svevo, Costanza d’Altavilla, Enrico VI di Svevia, Federico II di Svevia, Manfredi di Svevia, cronachistica, Dante, Boccaccio, commentatori di DanteAbstract
Costanza d’Altavilla ha goduto di grande fortuna nell’immaginario letterario. Dante la rese una delle protagoniste del canto III del Paradiso, veicolando alcune fantasiose dicerie: in particolare, diffuse la notizia che fu suora. Rimase a lungo nubile e generò il suo unico figlio, il futuro imperatore Federico II, quando era già quarantenne, anche se alcune fonti le accrebbero gli anni fino a 55 e oltre. È possibile che proprio da queste radici sia scaturita la voce della monacazione di Costanza, resa immortale dai versi danteschi, dai suoi commentatori più antichi e da Boccaccio. In questo articolo si indagano le vie di diffusione di tali racconti, compreso quello, assolutamente fantastico, che Costanza partorì sulla pubblica piazza: tali racconti si svilupparono soprattutto in Italia centro-settentrionale, nell’epoca dello scontro che oppose il papato e i Comuni a Federico II e a suo figlio Manfredi, e si differenziano notevolmente rispetto a quelli diffusi in Italia meridionale.
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