Tradizione eremitica in area pisana: la "vallis heremitae" sul Monte Pisano
DOI:
https://doi.org/10.6092/1593-2214/206Parole chiave:
Medioevo, IV-XIII Secolo, Toscana, Pisa, EremitiAbstract
Il saggio riprende alcuni aspetti legati alla presenza di eremiti nell’area compresa tra Pisa e Lucca. Le testimonianze di presenze di eremiti nell’area cominciano con le notizie sugli eremiti insediati nelle minori isole tirreniche, da Rutilio Namaziano a Gregorio Magno, per riprendere poi nell’XI secolo, quando la presenza eremitica sembra per un verso collegarsi ai più ampi movimenti di riforma in monastica in chiave eremitica, come camaldolesi e vallombrosiani, per l’altro a esperienze meno regolari e di matrice canonicale collocate soprattutto nell’area del Monte Pisano. All’interno della cosiddetta Congregazione delle Tredici si annovera anche quella di S. Maria di Valle Romita, nel piviere di Compito, su cui si incentra la seconda parte del saggio. La cella è attestata a partire dal 1198: se per un verso, coerentemente al quadro generale, conferma nel corso del XIII secolo la connotazione fortemente eremitca, per l’altro risulta dipendente da una comunità benedettina monastica riformata, quale quella dei monaci pulsanesi insediati a S. Michele degli Scalzi a Pisa; anche gli stabili accordi giurisdizionali raggiunti con il pievano, che escludevano la cura d’anime, la differenziano rispetto alla pretesa uniforme connotazione canonicale.
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