L’economia della carità e del perdono. Questue e indulgenze nella Lombardia bassomedievale
DOI:
https://doi.org/10.6092/1593-2214/491Parole chiave:
Ospedali, indulgenze, elemosineAbstract
Nel basso medioevo, una delle modalità di sostegno a ospedali e confraternite era la raccolta organizzata di elemosine (questua), sempre più frequentemente legata alla concessione delle indulgenze. Il fedele acquisiva con la confessione il perdono dai peccati e con atti di devozione e carità (regolamentati da precise concessioni pontificie o vescovili) la riduzione della pena che avrebbe dovuto subire nell’aldilà (nel Purgatorio). Sebbene gli studi in ambito caritativo-assistenziale siano ancora abbastanza scarsi, non è fuor di luogo ipotizzare che proprio in tale contesto le indulgenze ebbero particolare fortuna. Le pagine che seguono intendono fornire elementi di riflessione per l’area lombarda, individuando anzitutto le pratiche attraverso le quali ospedali e confraternite potevano garantirsi i privilegi indulgenziali. Si è cercato poi, laddove le fonti lo consentivano, di quantificare, in termini di bilancio, i costi che l’ente doveva sostenere per la gestione di una campagna di indulgenze e i benefici economici che ne derivavano. Se relativamente ad alcuni ordini ospedalieri l’impatto economico delle questue pare essere rilevante, per altri casi esso appare marginale. È questo il caso dell’Ospedale Maggiore di Milano, che però, nonostante il ridotto impatto economico, riservò un ruolo importante alla “festa del Perdono”, a motivo del valore simbolico e comunicativo del proprio impegno a favore dei poveri che, nel contesto della carità e dell’assistenza, era altrettanto rilevante dell’aiuto materiale.Downloads
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