Il sistema assistenziale genovese alle soglie dell’età moderna. L’ufficio di Misericordia (secolo XV)
DOI:
https://doi.org/10.6092/1593-2214/405Parole chiave:
Religione civica, denaro, eredità, comune, Banco di San GiorgioAbstract
Sono qui delineate fino agli anni Venti del Cinquecento la nascita e le vicende dell’Ufficio sorto nel 1419, nonostante precedenti episodi sporadici e diverse interpretazioni storiografiche. Voluto dal potere civile e religioso, formato dall’arcivescovo e da quattro membri laici eletti dalle autorità civili con il compito di ricercare, tutelare e distribuire i lasciti pii dei cittadini, questo ufficio misto si configura come magistratura del comune con piena giurisdizione amministrativa e giudiziaria nel settore della beneficenza, al punto che nel 1482 l’arcivescovo sollecita dal papa il riconoscimento di tutti i provvedimenti emanati dal governo in favore dell’ente. Espressione di quella religiosità civica che caratterizza l’Italia del tempo, grazie alle più ampie competenze che gli vengono assegnate, riscatto dei prigionieri, nomina del console genovese ad Alessandria d’Egitto, tutela degli infanti abbandonati, amministrazione di taluni ospedali, diventa una vera potenza anche economica in virtù della gestione dei lasciti pii dei genovesi concentrati nel Banco di San Giorgio, al punto da essere definito ufficio di borsa. Esplica una solidarietà attiva, finanziando anche l’istituzione del locale Monte di Pietà, trasforma la moneta scritturale in danaro e trasferisce nel circolo virtuoso del danaro ogni tipo di lascito pio, lecito o illecito per la provenienza, mettendolo a disposizione delle collettività, nonostante parecchie difficoltà perché opera sia contro gli interessi di potenziali eredi, sia del fisco che tenta di appropriarsi dei lasciti pii.
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