La Stimmung melanconica tra immaginario ed episteme. Icone pop e meravigliose mostruosità

Autori

DOI:

https://doi.org/10.6093/2723-9608/8030

Parole chiave:

Melanconia, Sociologia dell'immaginario, Sociologia della narrazione, paesaggio mediatico, corpo tecnologico

Abstract

La melanconia, intesa come categoria estetica oscillante tra sentimento ed emozione, ancor prima di esser mediata dalla speculazione concettuale, si è radicata nell’archèdell’immaginario occidentale, attraversandone l’intera storia. Oggetto della riflessione sarà l’indissolubilità del rapporto della tonalità melanconica sia con le modalità espressive delle rappresentazioni culturali sia con i tratti fondamentali della storia delle idee. Almeno dall’età del nichilismo, la melanconia è concepita come un modello teorico basato sull’assenza di senso nell’esistenza umana ed è intesa come un paradigma cognitivo che insiste sul disincanto affiancato al rimpianto per la perdita di un fondamento ontologico in realtà soltanto presunto. La creatività, significativo riflesso culturale del cambiamento sociale, produce oggetti comunicativi, elitari o popolari, tenta di delineare percorsi di senso e individua tracce di destinazioni. La relazione si focalizzerà in particolare sull’intreccio tra l’affezione melanconica e la fantascienza, segmento del patrimonio immaginativo pop contemporaneo nonché modalità interpretativa di una metafisica della virtualità ispirata a una chimerica vocazione tecnoculturale. Frammento di un immaginario alchemico, la science fiction distopica rappresenta attualmente il flusso inarrestabile della vita ridefinito come insieme di informazioni, codici e simboli, scioglie il nodo tra la necessità dell’essere umano di produrre finzioni e la riduzione cartesiana dell’attività del subiectum a mero calcolo, risolvendo l’aporia tra l’opacità della res extensa e la brillantezza della res cogitans. Allegorie e metafore fantascientifiche permettono alla creatività di aderire al duro spessore della realtà e danno all’inner space la possibilità di mostrarsi, di diventare mostruoso, di vivere la meraviglia caleidoscopica delle tensioni dell’irrazionale, tradotte in deformazioni, non sempre orrorifiche, dell’esperienza. Libero dar forma a un dovere, del quale il soggetto percepisce la gravità, l’immaginario, impone l’esigenza di una costantemente rinnovantesi ermeneutica dell’alterità macchinica, riconoscendo l’esistenza altamente problematica nell’individuo di essenze immutabili e sottolineando il dispiegarsi nell’homo technologicus dell’aspirazione al superamento della finitezza biologica.

Downloads

I dati di download non sono ancora disponibili.

Biografia autore

Linda De Feo, Università degli Studi di Napoli Federico II

Ricercatrice di Sociologia dei processi culturali e comunicativi presso il Dipartimento di Scienze Sociali dell’Università degli Studi di Napoli Federico II. Autrice di numerosi saggi, ha pubblicato i volumi: Philip K. Dick. Dal corpo al cosmo (Cronopio, 2001), Dai corpi cibernetici agli spazi virtuali. Per una storiografia filosofica del digitale (Rubbettino, 2009), Per un’ermeneutica del cyberspace. Lineamenti storico-filosofici (ad est dell’equatore, 2013),Il raggio verde: una metafora del confine. Riflessioni erratiche e interpretazioni sociologiche (Mimesis, 2017).

##submission.downloads##

Pubblicato

2021-12-30

Come citare

De Feo, L. (2021). La Stimmung melanconica tra immaginario ed episteme. Icone pop e meravigliose mostruosità. Fuori Luogo. Rivista Di Sociologia Del Territorio, Turismo, Tecnologia, 10(2), 115–125. https://doi.org/10.6093/2723-9608/8030