Le parole dei prosaici dittatori. Indagini sulla lingua della prosa nella Vita nova
DOI:
https://doi.org/10.6093/1593-2214/12921Parole chiave:
Medioevo, Dante Alighieri, Vita nova, Firenze, prosa, latinismi, volgarizzamenti, esegesiAbstract
All’impianto bipartito del prosimetro corrisponde una sostanziale dicotomia linguistica: da un lato il volgare ‘lirico’ di matrice galloromanza e siciliana, dall’altro il volgare ‘didascalico’ della prosa. La lingua della prosa, in particolare, si distingue per il realismo, che pertiene alla rappresentazione degli ambienti e dei personaggi, compensando l’indeterminatezza descrittiva della poesia e colmando la distanza tra la realtà e la sua figurazione attraverso l’impiego di strutture grammaticali proprie di quella letteratura scientifica probabilmente fruita dall’Alighieri alle ‘scuole’ dei laici. Il saggio prende in esame quei latinismi lessicali e sintattici che denotano la vocazione compilativo-esegetica della prosa vitanoviana, proiettando il testo dantesco nell’orizzonte culturale della prosa letteraria fiorentina del Duecento e dei coevi volgarizzamenti dei classici, i quali si caratterizzavano, oltreché per la trasposizione linguistica, per il supplemento esegetico della sposizione: si pensi alla Rettorica di Brunetto e al Fiore di rettorica di Bono Giamboni, che, secondo Cesare Segre, insieme al più tardo volgarizzamento della Somme le roi di Zucchero Bencivenni, costituiscono il “triumvirato fiorentino predantesco”.
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