Collaborazione e tradimento: Ezzelino e il suo architetto
DOI:
https://doi.org/10.6093/2532-2699/12496Parole chiave:
castello, architetto, ingegnere, tecniche ossidionali, signorieAbstract
Il saggio esamina la figura dell’architetto nell’Italia del Duecento, con particolare attenzione alla relazione professionale con i committenti. Al centro dell’indagine è il maestro Mesa, attivo per Ezzelino III da Romano e autore del castello di San Zenone (San Zenone degli Ezzelini), una fortezza descritta dalle fonti come inespugnabile e dotata delle più moderne difese. Dopo la morte di Ezzelino, il fratello Alberico si rifugiò nel castello con la famiglia e i suoi fedeli, ma l’assedio del 1260 si concluse con il tradimento dello stesso Mesa, che aprì le difese agli assalitori. La vicenda evidenzia la complessità del rapporto tra architetto e potere, tra fedeltà e opportunismo. In un contesto segnato da conflitti continui, legati al progetto imperiale di Federico II, il saggio analizza l’ascesa di una nuova classe di tecnici esperti in fortificazioni e macchine belliche. Le fonti li definiscono ingegnerii o termini affini, mentre il titolo di architectus non era ancora in uso come qualifica professionale. Attraverso cronache coeve (Rolandino da Padova, Salimbene de Adam), si ricostruiscono altri casi esemplari che mostrano come signorie e comuni si contendessero questi specialisti, cruciali per il successo militare. Ne emerge un quadro che illumina le collaborazioni privilegiate tra architetti e potere nell’Italia medievale.
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