1455: il Panormita, il Piccolomini e la Crociata mai realizzata dal Magnanimo
DOI:
https://doi.org/10.6093/2974-637X/11537Parole chiave:
XV secolo, Umanesimo e Rinascimento italiano, Umanesimo politicoAbstract
È il 26 agosto 1455: a Napoli Alfonso il Magnanimo ha appena pronunciato una solenne orazione dinanzi ai baroni del suo Regno. Ha annunciato con grande enfasi che avrebbe compiuto la Crociata per liberare Costantinopoli, che tre anni prima era caduta nelle mani di Maometto II: tutto il mondo non aspettava altro. A studiare con grande abilità la regia fu il Panormita, Umanista tra i più grandi dell’epoca e geniale artefice dell’ideologia “monarchica” del Magnanimo. Fu certamente lui a scrivere per Alfonso l’orazione, tanto che la riportò nella conclusione dei suoi Dicta aut facta Alfonsi regis, come dicterium solenne di Alfonso. E immediatamente dopo pubblicò la sua opera, come se fosse una sorta di instant book. Quell’opera ebbe una diffusione enorme e un impatto eccezionale. Enea Silvio Piccolomini ne comprese immediatamente l’importanza e ne fece un Commento, non solo per il valore letterario, ma anche per quello politico. Il suo intento fu, in particolore, di spingere Alfonso a compiere la Crociata (in effetti mai più realizzata), prefigurando, per lui, un Trionfo ancora più grande di quello “all’antica” che aveva celebrato nel 1443: un Trionfo da celebrarsi addirittura in San Pietro all’indomani della vittoria sul Turco.
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